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Parliamo di anfibi! Eliminando le false credenze

Marzo, con le sue piogge primaverili, è il mese d’eccellenza per gli anfibi: in questo periodo si risvegliano dall’ibernazione invernale per dirigersi verso le pozze che saranno teatro di accoppiamento e di deposizione delle uova. Dobbiamo subito chiarire alcuni concetti.

Gli anfibi si dividono in due ordini:

Anuri (senza coda) e si tratta di rane, rospi e raganelle. In queste specie i maschi sono in genere più piccoli delle femmine e sono loro a “cantare” per attirarle.

Urodeli (con la coda evidente) come i tritoni, molto rari nell’area protetta, e le salamandre, queste ultime assenti nel territorio del parco di Stupinigi perché troppo caldo in estate. 

I rospi NON sono i maschi delle rane.

Esistono rospi maschi e femmine così come rane maschio e femmina. Rospi e rane, a dimostrare che appartengono a famiglie diverse, depongono le uova in modo differente. Le ovature dei rospi sono dei lunghi cordoni in cui le uova sono attaccate una dietro l’altra. Quelle di rane e raganelle sono invece deposte in masserelle che sembrano “grappoli d’uva” trasparenti.

I rospi NON sputano in faccia a nessuno, anzi, non sputano proprio! NON fanno la pipì negli occhi.

Rane, rospi e salamandre possono essere maneggiati (con molta cautela perché molto delicati) senza timore di essere avvelenati. Cerchiamo di avere l’accortezza di non sfregarci occhi e bocca subito dopo averli toccati, regola che in tempi di covid vale non solo per gli anfibi… Il contatto con loro NON vi farà seccare le dita né gonfiare le mani, statene pur certi.

Gli anfibi NON sono viscidi. Sono bagnati e sguscianti…come chiunque cerchi di sfuggire ad un predatore.

Il risveglio degli anuri avviene con le prime precipitazioni e i maschi effettuano delle vere e proprie migrazioni verso gli specchi d’acqua presso cui sono nati. Le femmine effettueranno lo stesso esodo qualche settimana più tardi, attirate dal canto dei maschi. Gli spostamenti di massa sono una fase critica della vita di questi animali. Infatti moltissimi vengono uccisi mentre, di notte, cercano di attraversare le strade che circondano le aree umide. Proprio in questi periodi è bene che gli automobilisti facciano molta attenzione a non fare strage di tali animali oggi sempre più rari.

Dopo che la femmina ha scelto il suo partner per la stagione, quello che a suo personale gusto canta meglio degli altri, si dirigerà verso di lui. Il prescelto le salirà a cavallo e lì rimarrà anche per diversi giorni in attesa che la femmina deponga le uova per poterle fecondare. Appena deposte le uova la coppia si lascia e la femmina abbandonerà subito lo stagno. I maschi rimarranno in acqua fino alle fine della stagione riproduttiva. I girini che nasceranno qualche settimana più tardi, in un tempo più o meno lungo a seconda della temperatura dell’acqua, saranno indipendenti e dovranno cavarsela da soli fino alla metamorfosi definitiva, anche questa influenzata dalla temperatura dell’acqua. Dopo quest’ultima trasformazione essi risulteranno  delle copie in miniatura dei loro genitori. Gli anuri depongono un gran numero di uova (fino a 3000 per una sola femmina) ma di tutti i nati solo tre o quattro, in media, supereranno l’anno di età.

Tra tutte le specie presenti a Stupnigi è probabile che i più sconosciuti siano i tritoni, gravemente minacciati da queste annate secche e calde.

Anche le rane dalmatine, piccole, agili e di colore marroncino, data la brevità del loro periodo riproduttivo, sono in genere poco note a chi frequenta il Parco. Le rane verdi e le raganelle, invece, sono quelle che almeno una volta nella vita avete sentito cantare durante le giornate o nelle calde notti estive. La specie che invece tutti abbiamo incontrato, poiché si spinge fino alle aiuole o agli orti e giardini di città, anche se poche persone ne subiscono il fascino, è il rospo comune. Facile da riconoscere per il colore che va dal marrone al verde fango, per i suoi occhi arancioni e la pelle un po’ flaccida e verrucosa, in genere lo vediamo camminare con il suo incedere dondolante inframmezzato da piccoli salti goffi; oppure lo scorgiamo tutto tronfio che sta ritto ed immobile in mezzo alla strada pensando di poter spaventare le automobili.

I rospi comuni si nutrono praticamente di qualsiasi cosa entri loro in bocca, sono mangiatori di piccole lumache senza guscio, di insetti vari, di lombrichi e talvolta di piccoli topi. Proprio a ragione della loro dieta sono ben voluti da chi coltiva gli orti. Un rospo che di notte si aggira tra le nostre verdure è un insetticida assolutamente naturale ed a costo zero.

Oltre alle false credenze già citate il rospo è protagonista di moltissime superstizioni, qui di seguito ne citiamo alcune delle più singolari. Il rospo, anche se baciato appassionatamente NON diventa un principe. NON mangia le radici delle piante infettandole. Streghe e maghi non li battezzano né li vestono con abiti di velluto nero e non li fanno ballare con campanellini attaccati alle zampe. Il rospo NON vi guarisce dalle scottature se lo applicate sulla parte ustionata. Nella sua testa NON c’è nessuna pietra che, se estratta, serve ad ottenere la felicità. Bruciato e ridotto in polvere non ci guarisce dalle malattie. Il rospo NON vi farà passare il mal di testa se ve lo mettete vivo sulla fronte. La sua coscia ridotta in polvere NON cura il mal di denti. E, per finire, NON beve la pipì delle mucche facendole gonfiare fino a morire. 

Se incontrate un rospo, gioite del fatto che siete entrati in contatto con un pezzo di natura innocua e meravigliosamente complicata. Osservatelo ma lasciatelo andare per la sua strada.

ARTICOLO CURATO DA:

Guardiaparco Ente di gestione delle aree protette dei Parchi Reali Sede Operativa di Stupinigi

Viale Torino 4 Fraz. Stupinigi – 10042 Nichelino (TO), tel/fax 011 3587575 cell. 331 6670087

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